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È arrivato il momento di approfondire il discorso sulle strade di Iulia Augusta Taurinorum.
Come ho già spiegato in “Torino romana”, la città fu strutturata in 72 insulae (isolati), creati dall’incrocio dei cardi (le strade con orientamento nord-sud) con i decumani (le strade con orientamento est-ovest), risultando così un impianto quadrangolare di vie perpendicolari.
Le strade principali di Iulia Augusta Taurinorum erano il decumano massimo, corrispondente all’odierna via Garibaldi, e il cardo massimo, coincidente con le attuali via San Tommaso e via Porta Palatina.

Il decumano massimo incrociava il cardo massimo non a metà, come era tipico dell’urbanistica romana, ma a 2/3.
Caratteristiche delle vie romane
Le strade di Iulia Augusta Taurinorum erano ampie, dotate di marciapiedi fatti di ciottoli, lastricate con grosse lastre di pietra, detti basoli (per cui si parla di basolato romano) ed erano affiancate da canalette per il deflusso dell’acqua piovana.
Invece le vie fuori le mura avevano una pavimentazione in semplice ghiaia, detta glareata.
Testimonianze superstiti
Ebbene sì, sotto il centro storico di Torino si nascondono sorprendenti resti delle antiche strade di Iulia Augusta Taurinorum.
Li possiamo trovare a diverse quote di profondità, dagli 80 centimetri ai 2 metri, perché le vie romane non erano livellate come in epoca moderna, ma presentavano tipici saliscendi.
I ritrovamenti più significativi – il decumano massimo

Nel 1980 sotto Piazza Castello all’incrocio con via Garibaldi è venuta alla luce una parte del decumano massimo.
Si tratta del tratto finale del decumano, nel punto in cui si collegava alla Porta Decumana, tanto che anche sotto Palazzo Madama sono stati ritrovati alcuni resti della strada.
Ecco quanto è emerso dallo scavo:
- la carreggiata era molto ampia (circa 10 metri e mezzo);
- erano presenti due marciapiedi, delimitati da blocchi squadrati in pietra;
- la pavimentazione della strada era composta da basoli poligonali disposti con regolarità.
Inoltre sono state ritrovate anche fondamenta di edifici medievali costruiti sopra il basolato. Infatti durante il Medioevo il decumano fu ridotto a poco più di 4 metri di larghezza e il suo andamento si fece irregolare, a tratti aperto in slarghi per la costruzione di chiese.
I ritrovamenti più significativi – il cardo massimo
Un tratto del cardine massimo e del suo marciapiede venuti alla luce in via Cappel Verde, ©SABAP-TO Porta Palatina – basolato con segni del passaggio dei carri
Nel 1995 sotto via Porta Palatina all’angolo con via Cappel Verde è emerso un tratto del cardo massimo.
Grazie allo scavo si è scoperto che il marciapiede e parte del basolato continuano sotto l’isolato, per cui è chiaro che la strada romana era spostata più ad est rispetto all’attuale via Porta Palatina.
Un’altra porzione del cardo massimo è stata ritrovata nei pressi della Porta Palatina, anche se si deve fare una precisazione:
- è originale solo la pavimentazione sotto e nei pressi della porta, dove sono anche visibili segni di usura per il passaggio dei carri;
- il tratto rimanente fino a via della Basilica è un rifacimento del 2006, purtroppo non ben riuscito a causa dell’impiego di materiale non conforme all’originale.
Altri ritrovamenti delle strade di Iulia Augusta Taurinorum
Parti di cardi minori:
- in via Milano angolo via San Francesco d’Assisi (ritrovamento del 1999);
- in via XX settembre (ritrovamento degli anni 2002-2003).
Tratto del decumano minore più settentrionale:
- sotto Piazza San Giovanni (ritrovamento del 1996).
Via Garibaldi, l’erede del decumano massimo
Torino offre un’incredibile possibilità. Basta fare una passeggiata in via Garibaldi nel tratto tra via della Consolata e Piazza Castello per percorrere l’antico decumano massimo. Infatti ancora oggi la posizione e il tracciato delle due strade coincidono.
È presto spiegato il motivo.
Nel Medioevo e nei secoli successivi il decumano massimo conserva il suo ruolo di principale asse stradale est-ovest.
Tuttavia
- nuovi edifici furono costruiti direttamente sopra al basolato, riducendo notevolmente l’ampiezza della strada e modificandone il tracciato;
- al centro della carreggiata fu incanalato un rivolo d’acqua proveniente dalla Dora, per adempiere alle disposizioni igieniche del 1575 del duca Emanuele Filiberto. Ed ecco spiegata la famosa denominazione di “via Dora Grossa”.
→ A riportare la via al suo assetto originale fu il “dirizzamento” del 1739, voluto da re Carlo Emanuele III ed eseguito dall’architetto Benedetto Alfieri.
Così la strada fu centrata su Palazzo Madama, furono abbattuti gli edifici medievali sull’antico basolato e le facciate furono riallineate.
Il destino diverso del cardo massimo
Durante il Medioevo il cardo massimo perse di importanza perché si stabilì un nuovo asse principale nord-sud, corrispondente alle attuali via Milano – via San Francesco d’Assisi.
Inoltre, come era accaduto al decumano massimo, anche questa strada si fece più stretta e più articolata. Con un’importante differenza. Non avvenne mai un “dirizzamento”.
Questo spiega perché via Porta Palatina sia decisamente più stretta e irregolare rispetto a via Garibaldi.
Che incredibili conoscenze ingegneristiche possedevano i Romani, non trovi?
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Arrivederci alla prossima… cioè al prossimo post sull’acquedotto di Iulia Augusta Taurinorum.
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- Gli edifici e le infrastrutture di Iulia Augusta Taurinorum
- Le altre porte di Iulia Augusta Taurinorum
Splendido blog, ben scritto ed organizzato, per chi è nuovo in città.
Quando avresti tempo, sarebbe utile leggere consigli di letture sulla storia di Torino post-Romana (con la stessa freschezza e contemporaneità del blog).
Ciao Beppe, grazie mille per l’apprezzamento. Continua a seguirmi perchè molto presto arriveranno i primi articoli sulla Torino medievale. Per qualsiasi curiosità sono sempre a disposizione. A presto.