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Oggi analizzerò l’Autoritratto di Leonardo da Vinci, un capolavoro famoso in tutto il mondo, che Torino ha il privilegio di custodire nel caveau della Biblioteca Reale.
È un’opera che nasconde molti misteri e questioni irrisolte, tanto da aver sollevato infinite discussioni tra gli studiosi.
Pertanto non perdiamo altro tempo, ed entriamo nel vivo del ritratto.
Che cosa raffigura?
Siamo di fronte al volto di un uomo ormai avanti con l’età, ma con un’espressività ancora molto intensa.
Un uomo canuto, con lunghi capelli e una folta barba, ma calvo alla sommità del cranio.
Il viso è disegnato con estrema cura, ruga per ruga sulla fronte, attorno agli occhi, lungo le guance e intorno alla bocca.
E se il volto è pieno di dettagli, invece la parte alta della fronte si riduce a poche linee appena visibili.
Ora, osserviamolo dal punto di vista dell’espressività: sguardo assorto, forse corrucciato, senza dubbio serio, magari anche un po’ altero.
Quello che è certo è che davanti a noi non c’è un semplice ritratto, ma un uomo con le sue mille sfumature d’animo.
Paternità indiscussa
A determinare l’unanimità tra gli studiosi sull’attribuzione a Leonardo da Vinci sono state proprio le caratteristiche stilistiche e la cura nell’introspezione psicologica.
Infatti, il contrasto tra le parti esterne al viso appena abbozzate e il chiaroscuro dei tratti del volto è proprio un elemento distintivo dei disegni di Leonardo.
Così come la caratterizzazione da “ritratto dell’animo”. Proprio nel suo Trattato della pittura, Leonardo scrive:
“Farai le figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile”.
Chi è l’uomo del ritratto?
Se siamo certi dell’autore del ritratto, abbiamo meno sicurezze riguardo all’identità del soggetto raffigurato.
Sul margine inferiore del ritratto si legge: “Leonardus Vincius, ritratto di se stesso assai vecchio”.
Purtroppo si tratta solo di un indizio e non di una prova perché la calligrafia non corrisponde a quella di Leonardo.
Nessuna informazione neanche da parte delle fonti documentarie.
Potete quindi immaginare quanto i critici si siano sbizzarriti su chi sia l’uomo del ritratto.
No, non è l’autoritratto di Leonardo da Vinci
Tra gli studiosi contrari alla tesi dell’autoritratto -vuoi perché a una età così avanzata Leonardo non sarebbe stato più in grado di disegnare così bene, vuoi perché la barba e i capelli lunghi non sono conformi alla moda dell’epoca- c’è chi ipotizza che il disegno di Leonardo raffiguri:
- Un antico filosofo, come Pitagora o Demostene;
- Un familiare di Leonardo, come il padre Piero o lo zio Francesco.
Si tratterrebbe quindi di uno studio per una testa d’uomo, magari un disegno preparatorio per un personaggio di un dipinto.
Sì, è l’autoritratto di Leonardo da Vinci
I critici che invece ritengono questo disegno un autoritratto di Leonardo, pensano che si tratti di un’opera della maturità, realizzata tra il 1515-1516, quando l’artista si trova in Francia a servizio di re Francesco I.
Tra i tanti studi a favore di questa tesi, voglio parlarvi dell’interessante contributo di Paola Salvi, docente dell’Accademia di Brera.
- Innanzitutto la studiosa sottolinea l’esistenza di altri disegni di Leonardo contemporanei a quest’opera e con lo stesso stile. E dimostra così che per quanto Leonardo fosse avanti con l’età, disegnava ancora molto bene.
- Per quanto riguarda il look, la studiosa riporta varie testimonianze che confermano la barba e i capelli lunghi, evidenziando l’indole anticonvenzionale di Leonardo.
- Tuttavia, l’elemento più originale di questo studio riguarda l’analisi degli occhi. Infatti Paola Salvi riesce a dimostrare come le pupille siano proprio nella posizione naturale di una persona che si sta guardando a uno specchio per potersi fare un autoritratto.
L’iconografia del volto di Leonardo
Oltretutto, c’è da precisare che l’uomo raffigurato in questo disegno combacia perfettamente con l’immagine ufficiale di Leonardo che si diffonde nel corso dei secoli.
Infatti, nel passato l’immagine più nota di Leonardo è il cosiddetto “Disegno di Windsor”, così chiamato perché fa parte delle collezioni della corona inglese.
In questo disegno, Leonardo è un uomo con capelli e barba lunga, visto di profilo ed in età avanzata. Molto simile all’uomo di Torino, non è vero?
Non è certa l’attribuzione, l’ipotesi più accreditata è che sia un’opera di Francesco Melzi, allievo di Leonardo, e precisamente una copia di un autoritratto di profilo, eseguito da Leonardo all’età di 50 anni e oggi andato perduto.
Ad ogni modo, il ritratto del Melzi ha avuto molta fortuna iconografica tanto che persino Raffaello lo raffigura con queste sembianti, nel famosissimo affresco “La Scuola di Atene”, facendogli ricoprire il ruolo di un grande filosofo dell’antichità come Platone.
Perché l’Autoritratto di Leonardo si trova a Torino?
Rimane da svelare un altro piccolo mistero su questo ritratto, ossia il motivo per cui possiamo ammirarlo a Torino.
Ripercorriamone dunque la storia.
Leonardo muore in Francia nel 1519, lasciando tutti i suoi manoscritti e disegni al fedele collaboratore Francesco Melzi.
Tuttavia, quando muore anche lui, i suoi eredi disperdono questa incredibile eredità, tanto che non si hanno più notizie di questo disegno per lungo tempo.
Dobbiamo aspettare l’inizio dell’Ottocento, quando viene riprodotto come antiporta del volume di Giuseppe Bossi, dedicato al Cenacolo di Leonardo.
Ricompare di nuovo nel 1839 quando il collezionista Giovanni Volpato lo vende a re Carlo Alberto, insieme ad altri disegni di maestri italiani e stranieri, che entrano così a far parte del patrimonio della Biblioteca Reale di Torino.
Non ci resta che ringraziare re Carlo Alberto per questo acquisto così speciale.
Perché l’Autoritratto di Leonardo da Vinci viene esposto così poco?
Dovete sapere che il disegno desta preoccupazione per lo stato di conservazione.
È infatti un’opera molto delicata perché il supporto cartaceo è di scarsa qualità, tanto che sono in atto fenomeni di ossidazione che indeboliscono le fibre della carta, creando macchie bruno-rossastre.
Per questo motivo viene esposto al pubblico con parsimonia e per brevi periodi di tempo, in una teca che controlla i parametri di temperatura e umidità in modo che siano sempre ottimali per la sua conservazione.
Non sia mai che il disegno si danneggi ulteriormente.
Quale tecnica ha usato Leonardo per fare l’autoritratto?
Si tratta della sanguigna, una tecnica molto diffusa nel Rinascimento in cui si usa una particolare matita fatta di ematite, un materiale ferroso di colore rosso che ricorda il sangue e che spiega pertanto questo strano nome.
Bibliografia
Ve l’avevo detto che questo disegno nascondeva molti misteri e quesiti irrisolti.
Ad ogni modo, tutto il mondo conosce quest’opera come l’autoritratto di Leonardo da Vinci.
E come tale è arrivato su Marte nel 2012 grazie al Rover Curiosity. Per cui anche i marziani lo riconosceranno come il volto di uno degli uomini più eccezionali della Storia.
Per finire, sappiate che vi parlerò anche degli altri disegni di Leonardo conservati a Torino, come il famoso “Testa di fanciulla“.
Continuate quindi a seguirmi oppure iscrivetevi alla newsletter, vi assicuro che questi disegni sono uno più bello dell’altro.
A presto, con il prossimo capolavoro di Leonardo.