
Oggi vi parlo di Archeologia invisibile, una delle mostre più interessanti che ho mai visto al Museo Egizio.
Presupposto di partenza
Se osserviamo un reperto con attenzione, ricaviamo informazioni base come il colore, la forma, la dimensione e tutte le tracce che uomo, natura e tempo vi hanno impresso.
Ma se volessimo sapere altro? Se volessimo andare al di là di ciò che non è deducibile con i nostri sensi?
Archeometria e Archeologia
La mostra “Archeologia invisibile” del Museo Egizio ci apre le porte dell’Archeometria, ossia di tutte quelle tecniche scientifiche legate al mondo della chimica, fisica e radiologia che interrogano gli oggetti e ci permettono di scoprire elementi e dati altrimenti non deducibili.
–Rendere visibile
In pratica, rendono visibile ciò che normalmente è invisibile, senza minare in alcun modo l’integrità dell’oggetto.
Ad esempio, è possibile sbendare una mummia e scoprire il corpo sotto le fasciature, senza sbendarla sul serio.
–Riportare in vita
Inoltre si può tornare a vedere ciò che non esiste più. Tenete a mente che per fare il suo lavoro l’archeologo deve distruggere il sito di scavo, perdendo così tutta una serie di informazioni importanti. Ma con particolari tecniche scientifiche è possibile ricostruirlo.
–Custodire
Esistono ancora altri lati positivi nella collaborazione tra archeologia e scienza: infatti non solo si riesce a far riemergere il passato, ma è anche possibile conservare ai posteri l’oggetto custode di storia.
Insomma, grazie a questa sinergia tra due ambiti apparentemente lontani, gli oggetti possono raccontarci la loro storia, dirci da dove vengono, quando sono nati e chi li ha creati, con la certezza che verranno ben custoditi e tramandati alle generazioni future. |
Premio Gianluca Spina
Dovete sapere che questa mostra è così innovativa, che ha persino vinto il prestigioso Premio Gianluca Spina per l’innovazione digitale nei Beni Culturali.
L’iniziativa è promossa dall’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano ed è rivolta alle istituzioni culturali italiane che abbiano avviato progetti di innovazione digitale particolarmente significativi nei processi interni o nell’offerta al pubblico.
I motivi della vittoria
Come ho detto, questa esposizione vuole evidenziare l’importanza fondamentale dell’uso della tecnologia in campo archeologico.
E per farlo, presenta in mostra esempi concreti, come la ricostruzione di scavi non più esistenti, per non parlare delle mummie “sbendate”.
Inoltre, fa anche capire quanto la tecnologia sia fondamentale per l’allestimento.
Infatti dimostra che anche un’esposizione di argomento archeologico ha tutte le carte in regola per diventare un’esperienza coinvolgente in cui il visitatore può partecipare in prima persona, tramite installazioni multimediali e spazi d’interazione digitale.
Opportunità dal mondo digitale
Per finire, vi consiglio di dare un’occhiata al canale youtube del Museo Egizio, dove potete trovare la playlist dedicata a Archeologia invisibile, con tanti video che approfondiscono i temi della mostra.
Inoltre, se non avete la possibilità di visitare la mostra dal vivo, vi informo che esiste la possibilità di fare un tour virtuale.
A me piacciono molto le mostre in cui viene fatto vedere l’aspetto “più pratico” dell’archeologia, perché fanno capire le incredibili opportunità offerte dalla professione dell’archeologo. E voi che ne pensate?
Prima di lasciarvi, vi ricordo che Archeologia invisibile è solo una delle mostre in corso a Torino. E io ve le racconto tutte.
Pertanto continuate a seguirmi oppure iscrivetevi alla newsletter.
Arrivederci alla prossima mostra.